Friedrich Gulda

FRIEDRICH GULDA E L’ALBUM “DIMENTICATO”

 

Gulda Plays Gulda

copertina di “Gulda Plays Gulda”

Rimettere mano a questo articolo, per ricordare giustamente il decennale della scomparsa del grande pianista austriaco (1930-2000), significa inevitabilmente parlare di molti album del suo repertorio “non classico” assai difficili da reperire, ed in particolare proprio quello che vedete in questa foto a destra, ovvero quella notevole collezione di brani per solo piano che Friedrich Gulda pubblicò nel 1984, rileggendo alcune sue composizioni risalenti anche agli anni 60, arricchendo il tutto con l’interpretazione di due “children’s songs” di Chick Corea. Ebbi l’occasione di ascoltare questo cd “Gulda Plays Gulda” nel 1993 grazie ad alcuni amici che lo ebbero sottobanco direttamente dalla Philips Italia, a sottilineare il fatto che era già diventato un pezzo raro, fuori catalogo e tuttora non ristampato. Per questo, mi piace ribadire il mio legame con questo cd anche se mi è difficile poterlo condividere con chi ne legge le mie considerazioni, e mi rattrista il fatto che non sia stato ristampato neanche ora, in occasione del decennale. Di questo album ne rimasi subito affascinato ed è sempre stato da allora un mio costante punto di riferimento nell’approccio al fraseggio pianistico jazzistico visto e reinterpretato da chi ha le sue basi nella musica classica. Tra l’altro, stupendamente registrato su un Bosendorfer Imperial dal suono cristallino. Inconsciamente in gran parte delle mie composizioni e improvvisazioni ho guardato a Gulda, con profonda ammirazione verso chi fu capace di essere probabilmente uno dei massimi interpreti beethoveniani del 1900 e allo stesso tempo un formidabile improvvisatore capace di competere in emozionanti duetti con Chick Corea, Herbie Hancock o il conterraneo joe Zawinul. E le sue composizioni, permeate di jazz ma ricondotte alla forma classica del tema con variazioni, del preludio e fuga, della sonatina, sono assolutamente esemplari. Purtroppo ancor oggi pochi pianisti sono a conoscenza del ruolo di Gulda nel pianoforte contemporaneo al di là del suo, seppure importantissimo, ruolo di esecutore, e pochi concertisti coraggiosi (come ad esempio Hamelin) stanno contribuendo a farlo conoscere al di là del suo ruolo quasi istituzionale di nome di punta del pianismo del ‘900. Il grande pianista viennese è stato sicuramente l’unico nel suo genere, a sapersi muovere tra i due generi colti per eccellenza, soprattutto l’unico che dalla classica è approdato al Jazz, mentre sappiamo bene che altri mostri sacri come Hancock, Corea e Jarrett hanno saputo fare bene altrettanto, ma in senso per così dire opposto.
Volendo proprio trovare un difetto a questo lavoro, avrei preferito che vi trovasse spazio anche la sua raccolta “play piano play”, evitando di inserire i brani dell’amico Chick Corea, ma come è noto in quella sessione di registrazione furono registrate anche alcune sonate di Beethoven, quindi materiale eterogeneo e non per forza finalizzato al solo titolo a nome Gulda.
Per chi volesse cimentarsi nello studio di Gulda, negli ultimi anni è diventato abbastanza semplice trovare gli spartiti in rete senza per forza acquistarli, tuttavia l’integrale della sua produzione di compositore è edita dalla Papageno di Vienna, e il sito a cui è possibile rivolversi per l’acquisto on line è http://www.weinberger.co.at .

Ineffable - Gulda

Ineffable – Gulda

Quali brani consigliare del Gulda compositore? Sicuramente il “Prelude and fugue”, reinterpretato anche da Keith Emerson, le “Variatons”, la “Sonatina”, la suite “Play Piano Play”. Del Gulda esecutore di classica in particolare le sue riletture di Beethoven, Bach e Mozart, come esecutore e compositore di Jazz è sicuramente importante il suo primo contributo con il disco “Live at birdland” del 1956 ( che per fortuna si trova anche su itunes), “the meeting” con Chick Corea, e le incisioni con la EuroJazz orchestra. Altri album come “Ineffable” e “As You Like It” aspettano ancora invece di essere ristampati su cd.
Friedrich Gulda, nato nel 1930 a Vienna, si è spento il 27 Gennaio 2000. Il 29 marzo del 1999 aveva simulato la sua morte per presentare la sua ultima opera, intitolata “Resurrezione”, e ironia della sorte vuole che la data del suo reale decesso sia stata così vicina a quello simulato. “Cerco di non dover scegliere”, questo è sempre stato il suo motto, dal 1960 in poi sempre in bilico tra musica classica e musica afro-americana. nel 1960 fondò l’EuroJazz Orchestra, suonando – al pianoforte e al sax baritono – con altri grandi solisti come Chick Corea, Phil Woods, Freddie Hubbard e Cecil Taylor, e, recentemenente, anche con Markus Stockhausen. Nel corso degli ultimi anni aveva perfezionato un tipo di recital decisamente anomalo, che non piaceva ai puristi ma sicuramente divertiva le grandi audiences; una prima breve parte classica, una seconda incentrata sulle sue composizioni e sulla rivisitazione di celebri standards jazz, magari anche con l’ausilio di altri musicisti. Indimenticabile il concerto “Mozart no end”, dove a metà concerto entrano in scena Joe Zawinul e la sua band. Tutti i concerti, sempre rigorosamente senza le luci spente in sala, con Gulda vestito in maniera trasandata, zuccotto di lana in testa, impegnato anche a descrivere tutti i brani eseguiti di volta in volta. Non bisogna però dimenticare la sua biografia “classica”: nato a Vienna il 16 maggio 1930, entrato all’Accademia a otto anni, a sedici anni vinse il Concorso di Ginevra, a ventiquattro eseguì per la prima volta in pubblico il ciclo completo delle “Sonate” di Beethoven. Negli anni settanta incise alcuni “Concerti” di Mozart con Claudio Abbado che lo considerava un suo “maestro”.

Eseguì in particolare Mozart, Beethoven, Debussy, e ovviamente Gulda, con un più che probabile disappunto da parte dei tradizionalisti.

Nicola Morali, 21/02/2003 – revisione 30/07/2014

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