Quando il talento per l’improvvisazione si mescola alla musica azera e alla magia del mugham, all’inclinazione per il jazz e al grande amore per la musica classica, la miscela che ne risulta può essere qualcosa di quasi miracoloso, magnetico e di enorme fascino. Devo ringraziare l’assoluta casualità della mia tardiva scoperta: una mia allieva aveva con sè un cd con il solo nome “Aziza” scritto sopra, e l’ascolto di un solo minuto è bastato a stregarmi e così immediatamente mi sono messo alla ricerca di questa artista geniale di cui in Italia effettivamente ancora poco si è parlato.
Aziza Mustafa Zadeh è una pianista, cantante e compositrice di Baku, Azerbaijan, che agli inizi degli anni 90 si è fatta notare per avere vinto un concorso di Jazz dedicato a Thelonious Monk, a Washington, e altri importanti riconosciumenti in Germania, dove attualmente vive. Ha pubblicato fino ad oggi 5 cd con prestigiosi collaboratori dell’area “jazz-fusion” tra i quali Al di Meola, Dave Weckl, John Patitucci, ed è sicuramente una delle più importanti e rappresentative artiste del suo paese. Si è esibita in Italia in qualche occasione, prevalentemente in rassegne Jazz, ma non di rado la si può trovare in rassegne di musica senza distinzione di generi.
Difficilmente classificabile, io invito ad ascoltarla e inevitabilmente non si potrà che essere rapiti dal suo mondo musicale così unico. Non nascondo di amare molto chi trae linfa dal jazz e da multiformi ispirazioni per dare vita a composizioni pianistiche entusiasmanti e nuove, e in Aziza c’è tutto questo, effettivamente da lei ho sentito alcune delle più belle composizioni del pianismo contemporaneo: “Interlude 1”, “Holiday Blessings”, “Endless Power”, tanto per citare i tre lavori più entusiasmanti, tutti caratterizzati da un prepotente vigore e ritmo. Ma anche un brano malinconico come “Melancholic Princess” rapisce al primo ascolto.
Dovendo consigliare un ascolto preciso che vada incontro ai gusti soprattutto di chi ama il pianoforte, propendererei per il suo ultimo lavoro, “Shamans” (Decca, 2002), dove Aziza ci fa compiere un viaggio nel suo complesso mondo musicale, nei territori del piano solo permeato di classica, jazz e di melodie di sapore arabeggiante, spesso impreziosite dalla sua voce, o nella sovrapposizione di più voci e percussioni come nel brano che dà il nome all’album.
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