Billy Joel, dalla classica al Rock, e ritorno
Trattandosi di miei personali consigli d’ascolto, impossibile prescindere da un grande artista (e pianista) di cui è doveroso parlare, che ho avuto occasione di vedere due volte dal vivo, che continua il suo successo come performer live soprattutto negli states.
La copertina del cd che vedete qui a sinistra raccoglie una serie di composizioni classiche scritte dal compositore Billy Joel ed eseguite dal pianista coreano Richard Joo, edito dalla Sony nell’anno 2001. Fin qui nulla di strano, se non fosse che l’autore delle composizioni è stato uno dei più grandi songwriter degli ultimi 30 anni, ed ha legato il suo nome a memorabili dischi di pop rock perfettamente confezionati, alcuni dei veri capolavori senza tempo, ed ha venduto nel corso della sua carriera qualcosa come 100 milioni di dischi. Parlare del lavoro in questione significa partire dal probabile epilogo della carriera di Joel, che dal 1994 ha deciso di non scrivere più canzoni e di dedicarsi esclusivamente alla composizione di musica strumentale, il cui primo concreto risultato è proprio “Fantasies & Delusions”. Dal punto di vista musicale, il disco non ha niente di “innovativo” e non propone un linguaggio originale, nessuna ricerca di fusione tra melodie moderne e il pianismo dell’800, e neppure nessun arrangiamento pianistico contemporaneo, bensì una assoluta rievocazione del linguaggio del romanticismo dei pianisti dell’epoca gloriosa di Vienna: Schubert e Beethoven, con anche un richiamo al ‘700, nella “Fuga in do minore”. E’ un gradevole esercizio di stile, che piacerà agli amanti della classica, ma inevitabilmente lascerà indispettiti coloro che hanno ammirato il Joel dei tempi migliori.
Appunto, quale è il miglior Joel?
Va detto che Billy Joel, che purtroppo non ha mai avuto in Italia il successo di altri rocker americani di valore, è stato spesso accomunato a Elton John: se quest’ultimo è sempre stato ben noto dalle nostre parti, si è sempre considerato Joel come l’Elton John d’america, probabilmente perché era l’unico rocker impegnato al pianoforte. Eppure la sua musica è ben diversa da quella del suo collega inglese. Il suo primo disco ufficiale, “Piano Man”, uscì nel 1973, ma il vero successo mondiale arrivo nel 1977 con il capolavoro “The Stranger” (che contiene “Just The Way You Are”, canzone d’amore divenuta un vero classico senza tempo), seguito da “52nd Street” nel 1978, che conteneva “Honesty”, altra famosissima ballata. Questo disco è legato anche ad un altro genere di primato, al di là degli onori delle classifiche di vendita: è stato il primo cd musicale mai prodotto, nel 1982, ad opera della Sony.
Non particolarmente prolifico, Joel ha centellinato le sue canzoni, creando un vero e proprio stile personalissimo come songwriter, traendo spunto dalla lezione dei Beatles e di Elvis, mescolando spesso il tutto con ispirazioni classiche, e talvolta jazz (come in 52nd Street). La critica gli ha riconosciuto sì il suo giusto valore, non risparmiando però in certi casi critiche al suo genere di canzone semplice (eppure geniale), ma estranea e sperimentazioni troppo in contrasto con l’esigenza della canzone da top ten, legata a schemi sempre vincolanti. Non mancano episodi isolati, in linea con la moda del rock sinfonico degli anni 70 di dare largo spazio agli intermezzi strumentali, come nel disco “Streetilife Serenade” (1975).
Oltre ai lavori citati in precedenza, vanno ricordati anche i dischi “The Nylon Curtain” (1982) – altra raccolta di canzoni gioiello, album con canzoni anche di impegno sociale- e “An Innocent Man” (1983), grande disco omaggio al Rithm and Blues con sonorità degli anni sessanta. Successivamente le uscite di Joel si sono maggiormente diradate, ma non sono mancati episodi di rilievo anche nei dischi “Storm Front” (1989) e “River of Dreams” (1994), di fatto l’ultimo disco di canzoni scritte da Billy.
Il pianoforte nei dischi di Billy Joel da protagonista che era è andato man mano dileguandosi, per dare sempre più spazio alle sonorità rock e ad arrangiamenti -seppur di efficace impatto- un po’ meno raffinati, soprattutto quando è terminato il sodalizio con lo storico produttore Phil Ramone. Inutile sottolineare quanto sia un vero peccato che un compositore ammirato e che è stato capace di regalare memorabili canzoni, e non si è mai ripetuto (cosa mai facile), abbia deciso di dire basta alle canzoni, e di ritirarsi praticamente a comporre solo per se stesso. Ma forse ha capito che i dischi che sarebbero nati da un contratto forzato non avrebbero avuto la stessa carica e convinzione degli altri, e ha perciò preferito (almeno per il momento) fermarsi alla sua ultima canzone, “Famous Last Words”, ma in molti sperano che il titolo di questo brano non sia profetico, e che Joel torni a fare dischi di successo.
Da avere: “The Stranger”, “52nd Street”
In rete: www.billyjoel.com – sito ufficiale
Nicola Morali, 16 Maggio 2004 / aggiornamento 30/07/2014