
Record Store
E’ notizia di questi giorni, sulla base di una ricerca svolta in Inghilterra da parte di un importante studio di ricerca,che i pirati più o meno assidui del web, coloro che in sostanza scaricano maggiormente musica illegale, sono anche coloro che in definitiva comperano maggiormente musica attraverso i canali legali, che si tratti di download o nei convenzionali (finché esisteranno) negozi del settore. In realtà dando un’occhiata all’articolo del Guardian si legge che gli intervistati sono disposti a comperare purché il prezzo sia giusto. Insomma, cosa ci sarà mai di nuovo in questi sondaggi e articoli? Queste cose si sono già dette. Chi è stato cliente della musica nei tempi d’oro, quando c’erano i negozi veri, forniti, quando le alternative erano davvero poche, e l’unica pirateria possibile era una musicassetta registrata, possibilmente al cromo, da vinile o cd, era davvero meglio per tutti. Questo tipo di cliente, ora, è assai spaesato, intanto perché i pochi negozi privilegiano solo le ultime novità, poche discografie ragionate e approfondite, difficoltà nel reperire cose poco commerciali. Classica e Jazz, i generi meno venduti, posti ai margini e in poche colonne di espositori. Quando invece in rete è possibile trovare ogni cosa, soprattutto quei cd che nei negozi non vedi e mai vedrai, difficile resistere alla tentazione. Ma non c’è bisogno in fondo di educare o punire i 30-40enni che se hanno comperato musica continuano a farlo anche ora (ma conosco molte eccezioni in negativo), pur tra mille difficoltà. E’ ai ventenni, alla download-generation, che bisogna insegnare il valore del prodotto musicale, perché sono proprio loro che se non imparano ora a comperare, ad essere sensibili e rispettare il lavoro altrui, difficilmente lo faranno dopo. Il controsenso è che si tratta della fascia d’età che è il target principale del mercato discografico, non a caso invaso da artisti o pseudo tali che a loro si rivolgono, sperando di andare incontro ai loro gusti, e portafogli! Il punto è che con la prossima fine di ogni supporto fisico, che simboleggia in proporzione proprio il valore dell’opera che veicola, sarà difficile a questi giovanissimi far capire che investire qualche somma è necessario. Mah, io non mi sento per nulla vecchio o lontano dalle idee o gusti di molti giovanissimi, ma ricordo ancora i miei primi anni ’80, quel mettere da parte le 10 mila lire o poco più necessarie per comperarmi gli lp che erano compagni di ascolti appassionati, legati a tanti ricordi, anche ai negozi stessi in cui li comperai, molti dei quali scomparsi. Può forse dare la stessa emozione un’acquisto con carta di credito e relativo download da Itunes?